Oltre ai più turistici Chichén Itza e Tulum nello Yucatan una serie di siti archeologici maya ti permetterà di scoprire il vero volto di questa civiltà precolombiana. Vieni a scoprirli in un viaggio all’insegna dell’avventura.
Spesso nei miei viaggi ho cercato di raccontare un’avventura, ho tentato di suscitare interesse in cose che molti ritengono “pericolose”, o quantomeno inconsuete. Spero di esserci riuscito, in qualcuno di voi. Ma cos’è l’avventura? È fare qualcosa di inusuale. E per questo il viaggio è l’avventura per antonomasia. E se guardo indietro al mio vagabondare nel mondo c’è una meta che devo assolutamente raccontarvi: lo Yucatan.
Il Messico ha un posto privilegiato nel mio cuore, e la penisola dello Yucatan è forse il luogo che preferisco di questo grande paese. Delle immersioni da fare in Riviera Maya e dintorni vi ho già parlato, ma non c’è solo questo: c’è Cancun con le sue spiagge e la movimentata vita notturna; ci sono le cittadine colorate come Valladolid dove conoscere la cucina, la cultura e l’artigianato messicano; e poi, ovviamente, ci sono loro, i Maya.
Una civiltà che, dalle prime esplorazioni nel XIX secolo di John Lloyd Stephens e del disegnatore Frederick Catherwood, ha suscitato meraviglia e stupore agli occhi del mondo per via delle sue città nel folto della giungla, riscoperte solo recentemente e non del tutto studiate dagli archeologi. Mistero e avventura si mescolano nelle foreste pluviali dello Yucatan. Quello in cui sto per condurvi sarà un viaggio spericolato alla ricerca delle rovine perdute nella giungla perché, con buona pace di William Gadoury –il ragazzino che a 15 anni avrebbe “scoperto” una città maya tramite Google Earth– le cose è meglio viverle che apprenderle per via telematica.
Un viaggio alla scoperta delle rovine maya non può esimersi da tappe come Chichén Itza o Tulum, che sono fra i più famosi siti archeologici del Messico. Ma se, dopo aver visitato queste antiche città ti rimane la curiosità e il tuo desiderio di avventura non è affatto appagato, ti consiglio di abbandonare le mete più frequentate dai turisti e spingerti nella foresta dello Yucatan. Che il nostro viaggio abbia inizio!
Prima meta raggiungibile da Cancun è la città perduta di Cobà. Sicuramente, fra quelle che ho visitato, una delle rovine più entusiasmanti! Un tempo Coba era una potente città, un centro di forse 50 mila abitanti, che raggiunse il suo massimo splendore tra 500 e 900 d.C. Oggi rimangono delle meravigliose rovine, forse le più interessanti del Quintana Roo.
Abbandonato il mezzo di trasporto al parcheggio del sito archeologico ci si inoltra nel folto della giungla. Qui si può scegliere: o farsi condurre in risciòdalle guide messicane, oppure affrontare una lunga camminata nella foresta, fra zanzare e armadilli. Una serie di strutture di pietra iniziano ad apparire, parzialmente coperte dalla vegetazione, fino a quando non si raggiunge La Iglesia, una spettacolare piramide dove nel tempo sono state trovate delle meravigliose stele maya, piene di antichissimi glifi, la scrittura ancora misteriosa di questo popolo.
La difficile salita sulla Nohoch Muul.
Emozionante poi è salire i ripidissimi gradini della piramide Nohoch Muul, la più alta del Quintana Roo. Caldo accecante, una scalinata impervia e i 47 metri della struttura sono una vera e propria sfida, ma la vista che si gode dalla cima, che spazia sulla foresta yucateca fino al Mar dei Caraibi, vale tutta la fatica patita. Giusto il tempo di godersi questo magnifico panorama e si riparte per la prossima destinazione.
Proseguendo il nostro viaggio fra gli stati messicani di Yucatan e Campeche si incontrano numerosi siti archeologici: Uxmal, Kabah, Sayil, Labnà e soprattutto Edznà. Rovine magnifiche e spesso sconosciute, che rimangono ai margini dei percorsi turistici. Questi antichi centri, in epoca maya collegati da una serie di sacbé (strade bianche), facevano parte della cultura Puuc e i loro monumenti sono edificati in questo stile, che spesso è stato definito il “barocco maya”, arzigogolato e pieno di decorazioni. Famose sono le maschere delle divinità della pioggia Chaac, realizzate in questo enigmatico stile. Anche ad Edznà troverai una strabiliante ed iconica piramide: il tempio di los Cinco Pisos, una meravigliosa costruzione di oltre 40 metri completamente restaurata.
Lasciandomi dietro le spalle lo stato di Campeche inizio ad intravvedere le alture del Chiapas. Terra mitica, differente da ogni altra nel Messico, sede della lotta d’indipendenza dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionaledel Subcomandante Marcos. Ma le profondissime foreste del Chiapas non nascondono solo zapatisti. La città di Palenque, forse una dei siti maya più famosi del mondo, si trova proprio al limitare della Selva Lacandona, una foresta pluviale vergine.
Ed è proprio in questa giungla che, incredibilmente, si celano misteriosissime città maya. Si abbandona la macchina: l’unico modo di attraversare la selva è in barca, lungo il fiume Usumacinta. Le profonde anse del Rio sono infestate di coccodrilli, mentre nella foresta si nascondono puma e giaguari. Ma nonostante i predatori la lancia giunge a Yaxchilan, la città perduta. Templi e palazzi sono coperti ancora dalla vegetazione e sembrano voler spuntare dal terreno per sfuggire dall’oblio del tempo. Una meravigliosa acropoli, con piramidi e stupendi sacelli si nasconde ancora sotto queste fronde. Non ci sono percorsi segnati e pochissimi turisti conoscono Yaxchilan. Si ha davvero l’impressione di essere i primi a salire i gradini dei templi. È un po’ come essere dei nuovi Indiana Jones!
Ritorno sull’Usumacinta, ma prima di tornare alla civiltà c’è un’ultima deviazione da fare: raggiungere le rovine di Bonampak. Questa città, rocambolescamente scoperta da due americani nel 1946, è forse uno dei più stupefacenti e comunque meno conosciuti siti archeologici del mondo. Quando si entra nella stretta camera ipogea della piramide centrale si capisce perché: la volta della camera è completamente ricoperta di incredibili affreschi, antichi di mille anni, che hanno valso a Bonampak il soprannome di “Cappella sistina dei Maya”.
Si ritorna finalmente alla civiltà, alle belle spiagge dello Yucatan e alle vivaci città della costa. La serie di incredibili monumenti che si possono vedere, abbandonando gli itinerari turistici, denotano la differenza fra turisti e viaggiatori.
Matteo Menghini
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